venerdì 14 settembre 2012

Ciao, vado al cinema. Come non detto!



Si ride molto grazie alla spontanea simpatia del protagonista, all'umorismo delle situazioni e delle battute, al cast perfettamente affiatato e in alcuni casi sorprendente. Roberto Proia racconta con allegria una storia quasi autobiografica e Ivan Silvestrini confeziona con mano sicura, luci pop e una bella resa visuale una commedia degli equivoci capace di parlare a tutti.

                                                                          Daniela Catelli



Mattia sta per trasferirsi a Madrid dal fidanzato Eduard, così da non dover rivelare alla famiglia di essere gay. Eduard, invece, è convinto che la loro unione abbia la benedizione di tutti i familiari. Quando il giorno prima di partire per la Spagna, Eduard annuncia il suo arrivo a Roma per conoscere i "suoceri", Mattia dovrà scegliere se, finalmente, vuotare il sacco con i suoi oppure confessare al compagno di essere stato un formidabile bugiardo. 


... Il cinema ci ha raccontato spesso la paura e la vergogna, ma anche l'orgoglio di essere gay. Non sempre però, almeno da noi, è riuscito a dipingerci la normalità, il diritto e la gioia di essere tale.

Per il suo debutto da sceneggiatore, Roberto Proia si ispira alla propria autobiografia e sceglie di narrare il problema del coming out, che poi è il dichiararsi al mondo per come si è veramente, in forma di favola con gli happy ending di rito.

L'autore non ha la pretesa di farne una storia paradigmatica o “didattica”, ma essendo persona positiva e in pace con se stessa, la prende a pretesto per raccontare come a volte accettarsi e farsi accettare sia più facile di quello che pensiamo.

Nel caso del protagonista del film, Mattia, la difficoltà di dirlo in famiglia è quasi solo nella sua testa. I genitori - madre svaporata e passiva in cerca di riscatto, padre macho e omofobo - lo adorano, così come la nonna e l'amica del cuore, mentre l'amico Giacomo è prodigo di aiuti e consigli. Eppure la confusione è grande sotto il cielo.

Così, bugia chiama bugia, finché l'edificio che Mattia si è costruito per proteggersi rischia di crollargli addosso e seppellirlo.

Poi, come sempre capita al momento di affrontare l'ignoto -
specie in una società come la nostra, che rifiuta la diversità e le minoranze di ogni genere - il protagonista si fascia la testa all'inverosimile, proiettando sugli altri le proprie debolezze e i propri timori, senza rendersi conto di trasformarli a sua volta in stereotipi. Con intelligenza, gli autori calcano la mano proprio su questo aspetto, per dimostrarci che a volte l'apparenza inganna e che è il sentimento a dettare le proprie regole. Spesso contro tutte le etichette, le maschere e i cliché che mettiamo, indossiamo e ripetiamo solo per l'educazione ricevuta o per sentito dire, senza riflettere sul loro vero significato.

Anche per questo
Come non detto, che si presenta volutamente sotto le spoglie di commedia “per tutti” è una boccata d'aria fresca nel nostro cinema. Perché ci fa ridere con un protagonista che sa ridere di se stesso e ci conquista con il suo candore, e senza cadere nelle trappole del sentimentalismo e della battuta becera punta tutto sull'autenticità di personaggi, anzi di persone, che abbiamo incontrato e conosciuto. ...



La RECENSIONE di Daniela Catelli da: comingsoon.it





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