mercoledì 28 settembre 2011

Un film audace e sorprendente


Almodòvar stupisce ancora e non delude con un film inquietante, conturbante e sconcertante al tempo stesso. La pelle che abito si rivela un cocktail di depravazione e genialità incisivo e ben fatto, che sciocca e sorprende tra follia e perversione. Ottima la performarce di Banderas, che dopo "Atame", si ritrova ancora una volta in preda ad un autentico delirio di potere e alla pazzia più totale e incontrollata. Rapimenti, radimenti, stupri, tragici incidenti, suicidi, inaspettati cambiamenti di sesso, amori morbosi, follia, omicidi e bugie: sembra non mancare proprio nulla alla pellicola di Almodòvar, che pur affrontando così tanti temi non ne fa una cozzaglia noiosa e pacchiana ma un puzzle ben costruito dove ogni tassello contribuisce all'armonia di un film ardito ed elegante. Non fa rimpiangere l'assente Penelope Cruz la squisita Elena Anaya, delicata e composta ma ugualmente affranta nella silenziosa disperazione di una tragica agonia. Splendida prova per l'insostituibile Marisa Paredes, da segnalare l'apparizione dell'immancabile José Luis Gomez. Si difende bene l'emergente Jan Cornet, nel ruolo del giovane Vicente, rapito e torturato per redimersi da uno stupro che non ha mai commesso, trasformato da Banderas nella bellissima Anaya dopo anni di estenuanti operazioni e brutali esperimenti.

di Alessandra Hendrix


Trama del FILM

Il chirurgo estetico Robert Ledgard ha perso la moglie in un incidente d'auto che l'ha completamente carbonizzata. Da allora, ha messo tutto il suo impegno di scienziato per costruire una pelle sostitutiva, leggermente più resistente di quella umana e perfettamente compatibile. Perfezionata l'invenzione, Robert ha avuto bisogno di una cavia e non ha esitato a sequestrare il ragazzo che ha tentato di stuprargli la figlia, a privarlo dell'organo più esteso del suo corpo e ad obbligarlo a (soprav)vivere in un'altra pelle, che non gli appartiene.




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