lunedì 19 settembre 2011

Consigli di lettura

"Sotto il tetto di rami alzava il muso di notte verso l'alto del cielo, un ghiaione di sassi illuminati. A occhi larghi e respiro fumante fissava le costellazioni, in cui gli uomini stravedono figure di animali, l'aquila, l'orsa, lo scorpione, il toro."

Il re dei camosci è un animale ormai stanco. Solitario e orgoglioso, da anni ha imposto al branco la sua supremazia. Forse è giunto il tempo che le sue corna si arrendano a quelle di un figlio più deciso. E novembre, tempo di duelli: è il tempo delle femmine. Dalla valle sale l'odore dell'uomo, dell'assassino di sua madre. Anche l'uomo, quell'uomo, era in là negli anni, e gran parte della sua vita era passata a cacciare di frodo le bestie in montagna. E anche quell'uomo porta, impropriamente, il nome di "re dei camosci" - per quanti ne aveva uccisi. Ha una Trecento magnum e una pallottola da undici grammi: non lasciava mai la bestia ferita, l'abbatteva con un solo colpo. Erri De Luca spia l'imminenza dello scontro, di un duello che sembra contenere tutti i duelli. Lo fa entrando in due solitudini diverse: quella del grande camoscio fermo sotto l'immensa e protettiva volta del cielo e quella del cacciatore, del ladro di bestiame, che non ha mai avuto una vera storia da raccontare per rapire l'attenzione delle donne, per vincere la sua battaglia con gli altri uomini. "In ogni specie sono i solitari a tentare esperienze nuove," dice De Luca.


Il re dei camosci: buffo che a valle chiamassero così lui, il cacciatore. Se lo lasciava dire, ma di sé preferiva il titolo di ladro di bestiame. Rubava al padrone di tutto, che si lasciava togliere, ma teneva il conto. Ogni giorno era buono per pagare il saldo tutto insieme, pure quel giorno tiepido e veloce di novembre. Aveva vissuto a spese del padrone. Aveva scroccato la pietanza là dov’era apparecchiata, sopra gli strapiombi, nella neve in cui sprofondare fino all’anca, tra le rocce appuntite e i canaloni sfregati dalle frane.
Aveva seguito cervi, caprioli, stambecchi, ma più i camosci, le bestie più perfezionate alla corsa sopra i precipizi. In quella preferenza ammetteva la spinta dell’invidia. Si muoveva sulle pareti a quattro zampe senza un briciolo della loro grazia, senza il sovrappensiero a testa alta del camoscio che lascia fare ai piedi. L’uomo poteva anche scalare difficoltà superiori, salire dritto dove loro aggirano, ma restava incapace della loro intesa con l’altezza. Loro ci vivevano dentro, lui era un ladro di passaggio.
Due esempi di fierezza che si scontrano sul sentiero della fine. Sono entrambi “re dei camosci”, l’uomo per la sua rinomata abilità di cacciatore, l’animale grazie alla posizione di incontrastato dominio che si è conquistato sfidando coraggiosamente i suoi simili. Un racconto breve, magistralmente scritto da Erri De Luca, che sembra avere le pagine attaccate per la velocità con la quale si fa portare a termine.


IL PESO DELLA FARFALLA
Erri De Luca, 2009, Feltrinelli
Prezzo di copertina € 7,50


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