venerdì 16 dicembre 2011

Nel 2011 al cinema per un film muto


Era dai tempi de L'ultima follia di Mel Brooks, se non andiamo errati, che il cinema muto non arrivava sul grande schermo. 
Ma se quel film – godibilissimo si iscriveva di diritto nel registro parodistico e farsesco tipico dell'autore, The Artist sembra nascere 
da una vera e propria necessità. Quello che colpisce immediatamente, vedendolo, sono la straordinaria passione, la cultura cinematografica e la cura per il dettaglio che lo animano e gli hanno dato vita contro tutto e tutti. Basterebbe questo a farcelo amare: non c'è alcuna presunzione in quest'impresa, ma la volontà di rendere omaggio 
a un cinema venerato, che ha formato generazione di registi e spettatori, fatto da autori europei con capitali del nuovo mondo in quella che diventerà la culla e la mecca della settima arte, Hollywoodland (come ancora recita il celebre cartello sulle colline di Los Angeles). 



Un luogo che diventa fin da subito fabbrica di sogni, emozioni, vite alternative, che crea stelle e mostri, capace di accogliere a braccia aperte gli artisti in fuga dall'Europa in fiamme, ma al tempo stesso 
di trattare i suoi divi a contratto come polli di allevamento. Un luogo pieno di luci e ombre, reso alla perfezione dalla formula muto più bianco e nero  scelta da Michel Hazanavicius.

Continua a leggere la recensione di Daniela Catelli
 

Nel 1927 George Valentin è la star indiscussa del cinema muto. 
Ma, con l'imminente avvento del sonoro, l'attore si avvia verso un lento declino. Peppy Miller si trova, invece, nel suo momento migliore: si sta preparando a diventare, da semplice comparsa, una vera diva. Fra i due nascerà un amore, ostacolato però dalle difficoltà che la fama e l'orgoglio porteranno nelle loro vite.









"Esilarante"

Corriere della Sera

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