Non è un Natale come tutti gli altri. Lo sa bene chi ha perso il lavoro, chi rischia di non averlo più, chi lo cerca e non lo trova. Quello che non è chiaro è se lo sa anche Babbo Natale.
E se devono saperlo i bambini, che lo aspettano carico di doni come era prima e come dovrebbe essere sempre.
La domanda è semplice: è giusto lasciare che i nostri figli – indipendentemente dalle difficoltà di ciascuno nel mettere assieme i soldi per i due-tre regali che nelle loro letterine chiedono (i bambini raramente pretendono di più, siamo noi che amiamo eccedere, spesso) –, entrino in contatto con la crisi del mondo dei grandi, e comincino a farci i conti?
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